"La smania di cantari" il nuovo spettacolo di Carlo Barbera

Aprile 2024, Carlo Barbera ha la voglia di scrivere qualcosa, ma si trova ogni giorno davanti allo schermo del pc senza riuscire a concludere niente. Non è certamente entusiasta di questa situazione, per un creativo è paradossale, ma sa che tutti abbiamo momenti di crisi di creatività. Così, dopo tanti tentativi, decide di fermarsi ed eventualmente andare a riprendere qualcosa di già realizzato negli anni scorsi, cosciente che non per forza bisogna sempre andare sul nuovo. Il problema è che lui vorrebbe scrivere, sente questa esigenza, ha necessità di esprimersi e non ci riesce. Ma un giorno la sua Musa finalmente si sveglia e comincia a creare una serie di testi dedicati alla metamorfosi dei centri storici cittadini; c'è anche il titolo: Via Cordari. Il tema è interessante, ma non può essere il solo, un Teatro canzone non può vivere su un argomento, così decide di tenere solo un brano di quel lavoro e comincia a scrivere fiumi di parole, di colpo la sua mente, che sembrava ormai chiusa, si apre, riprende a creare, dopo avere trovato la formula giusta per un nuovo spettacolo, che è quella del suo lavoro "I viaggi du Dimoniu", monologhi e canzoni, facenti parte di un contest, ma che vivono di vita propria se staccati e realizzati da soli o in piccolo gruppo o, meglio ancora, aggregati con altri brani.                              

Carlo pensa a diversi titoli, alla fine decide di aprire lo spettacolo con il brano "La smania di cantari", che è già edito, ma che non è stato cantato in molte occasioni, quindi semi sconosciuto, e dare allo spettacolo questo titolo, che, ancora una volta, apre a tutta una serie di argomenti, ma spiega chi è l'autore: uno che ha la smania di cantare, perché crede ancora che la chitarra possa diventare una spada e le parole munizioni per combattere contro l'ingiustizia e la sopraffazione che il Potere opera sugli uomini.      

Il titolo iniziale era "Un tavulu rutunnu", la terza canzone dello spettacolo, dove Barbera parla del mondo come dominato da una sorta di tavola rotonda attorno a cui siedeno i potenti, ma come titolo esprimeva poco, anche se la tematica è varia ed è quella di tutto lo spettacolo: l'ingiustizia del Potere, che decide ogni cosa, il bene e il male. Solo che La smania di cantari da adito alla creazione di uno "spettacolo contenitore", cui Carlo Barbera non è nuovo (ricordiamo Povira genti nui, Ti cuntu ti cantu, Ti cuntu e ti ricuntu e altri).

L'altro problema che affligeva l'autore e lo teneva bloccato era il dovere a tutti i costi scrivere uno spettacolo comico, che poi potesse essere una carta vincente per la stagione estiva prossima. Ma l'esperienza della stagione 2024 gli ha dato la dimensione del problema, che non è legato all'essere comico o no, ma semplicemente al fatto che laddove i comuni organizzano bene, nei posti giusti, qualunque tipo di spettacolo riesce bene. Così supera anche questa problematica e scrive per come si sente, quindi usando ancora una volta l'ironia, soprattutto nelle canzoni, e affidando ai monologhi introduttivi eventuali momenti di comicità, mai grassa ovviamente.
Poi nasceva il problema della scenografia, Carlo ci pensa molto, non vuole andare in scena senza un fondale dietro le spalle, ma non vuole nemmeno un cartellone da Cantastorie ne una immagine scaricata da internet. Una mattina, mentre sta provando le canzoni in sala prove, arriva l'illuminazione. Nel locale alla parete nord è appeso, a mo' di tenda, il fondale di Fabula, al lato sud quello di Sciarra, due uomini mascherati che si strozzano a vicenda. Così decide che quello sarà la scenografia del nuovo lavoro, perché esprime il concetto principale di tutto lo spettacolo: omo lupus omini, anche se bisogna desumerlo, perché non viene lanciato direttamente. Non si può buttare ogni cosa, perché in passato è stata utilizzata, così come non si buttano le parole già scritte e le musiche già composte, le scenografie possono trovare il riutilizzo, e Carlo lo sa bene, perché quando faceva la prosa, a volte capitava che una scenografia venisse riutilizzata in parte o in tutto, con modifiche o anche senza. Il fondale di Sciarra è nato nel 2016, disegnato da Natalia Silvestro su una immagine che Barbera aveva trovato da qualche parte girando sul web.
Così lo spettacolo è in prova e debutterà il 17 novembre a Villa Ragno, Palazzo della Cultura e biblioteca comunale di Santa Teresa di Riva, con la presentazione di Melina Patane; sarà replicato l'1 dicembre alla Galleria Comunale Cagli, nonchè biblioteca di Nizza di Sicilia, con la presentazione di Franco Parisi. In scena Carlo Barbera e Natalia Silvestro, con la collaborazione di Clara Barbera.